venerdì 14 giugno 2013

Imagine

Provate ad immaginare di dover cambiare casa e di ricevere, dopo vari irritanti rinvii,  le chiavi del nuovo posto, aspettandovi di dover fare solo un po' di pulizia per poi procedere speditamente con il trasloco . Adesso, con un po' di sforzo, visualizzate tutti i piccoli e meno piccoli problemucci che potreste a sorpresa incontrare nella nuova dimora (ad esempio un pezzo di soffitto nascosto dietro ad un armadio a muro che si sfonda, causa una perdita d'acqua nel tetto,  o una portafinestra montata male che lascia un bel gap di un centimetro in alto, uno zoccolino che si sbricola e nasconde una potenziale perdita d'acqua... cosucce insomma). 

Immaginate di sudare sette camicie per riuscire a trovare un brick layer (quello che fa muri di mattone), un plasterer (quello che fa intonaci), un roofer (quello che si occupa di tetti) - gli inglesi credono molto nella iper-specializzazione, di murari tuttofare qui neanche l'ombra - tutti che vengono simpaticamente a fare una prima visita di sopralluogo, promettono di tornare e poi non si vedono più o meglio ancora, promettono al telefono di venire a fare un sopralluogo ma non si presentano nemmeno.
Ipotizziamo che finalmente siate riusciti a trovare un'eroico plasterer, corrotto con promesse di vino e spaghetti made in Italy, e che nell'attesa/speranza che si presenti il giorno pattuito (diciamo tanto per dire un venerdì di Giugno), vi mettiate a fare un po' di lavoro di preparazione, ad esempio rimozione di strati e strati di carta da parati preistorica incollata con sputo neanderthaliano (e quindi quasi inamovibile) dietro il succitato armadio a muro.
Con la mente adesso provate a fare vostra la sensazione di aver finalmente rimosso l'ultimo cmq di collosissima carta, di esservi lavati dalle mani la disgustosa poltiglia side effect e di essere pronti per il rientro nell piccola, amata, rassicurante micro-casa. E mentre ci siamo, con un tremendo sforzo di immaginazione, raffigurate la vostra amata metà che nello stesso esatto momento, preso dalla smania di fare qualcosa, qualsiasi cosa, va in giro per la casa eliminando cavi elettrici e tagliandone uno. 
Quello del sistema d'allarme.

Ciò che segue è di difficile rappresentazione grafica ma proverò a darvi qualche spunto su cui fantasticare (se avete qualche strumento da poter utilizzare come sottofondo sonoro viene meglio).

Parte ululando la sirena esterna, collocata sulla parete frontale della casa  a circa 5 metri d'altezza, parte ululando una sirena interna che non si capisce dove c..o si trovi. Dopo frenetiche ricerche si riesce a collocare il rumore della sirena interna sotto il pavimento, segue rimozione della moquette, rimozione dell'isolamento, tentativo di alzare la assi del pavimento a mani nude, ricerca frenetica di cacciaviti-martelli-attrezzidaleva, schiodamento delle assi di legno del pavimento, rinvenimento della centralina d'allarme con annessa sirena, taglio di tutti i cavi possibili e zittimento della stessa. La sirena esterna continua ad ululare. I vicini iniziano, penso, ad essere molto politely seccati.
Entra in scena Steven, il vicino autistico, che, con eccellente senso dei tempi teatrali, informa che la situazione non è piacevole e che non ha assolutamente idea di cosa si può fare. Steven comunque recupera una scala per accedere dall'esterno al mostro urlante; l'unica femmina presente sulla scena si arrampica sulla traballante scala salvo scoprire che per aprire la scatola della sirena serve un cacciavite speciale, purtroppo non in dotazione all'uomo del DIY domenicale. Si decide di andare nel sottotetto per tranciare il cavo di alimentazione. Steven generosamente arriva con una torcia da casa. L'unica femmina presente sulla scena si inerpica su per la botola di accesso al sottotetto, alto più o meno un metro, facendo attenzione a camminare/strisciare solo sui travetti di legno perchè il resto della superfice non è portante. Si spegne la torcia di Steven, buio pesto. Chiamata d'emergenza alla micro-casa perchè il ntp accorra con una torcia sostitutiva, il ragazzo bofonchia qualcosa circa il fatto che è in mutande e non può uscire di casa ma, a seguito di un fantasioso mix di imprecazioni, si presenta poco dopo con una bella torcia ( a carica manuale naturalmente). Nel sottotetto, strisciando sui travetti e girando forsennatamente la manovella della torcia, si riesce finalmente ad individuare il cavo della sirena (nonchè due belle lampade di illuminazione a cui qualcuno ha pensato bene di tranciare il cavo, ma vabbè questa è un'altra storia). Taglio del cavo della sirena, che non smette naturalmente di strepitare. E perchè dovrebbe? avrà la sua bella batteria con carica per due ore, come da manuale.
Nella bella serata inglese, nella tranquilla (a parte il leggermente irritante sottofondo continuo dell'allarme) via residenziale cul-de-sac con giardini curatissimi, al numero 20 inizia a montare un certo nervosismo e si cercano nuove e più fantasiose forme verbali per esprimere il displeasure, tanto per usare un termine elegante e molto english. Sarebbe quasi auspicabile l'arrivo della polizia: non risolverebbe il problema sonoro ma potrebbe essere preventivo per un uxoricidio.
Si decide di tentare un secondo assalto dall'esterno, nuovo posizionamento della scala e nuova ascesa, questa volta con  un mega cacciavite, sempre gentilmente fornito dall'onnipresente Steven, che è un po' turbato (probabilmente anche a causa dalle imprecazioni in italiano che non capisce ma di cui sicuramente intuisce la potente bellezza) ma almeno avrà qualcosa da raccontare agli amici al pub per i prossimi 12 mesi. Sale la solita u.f.p.s.s. mentre Steven e il consorte tengono la scala. Niente da fare, la dannata scatola non si apre. L'esasperazione e il frastuono a dieci centimetri dall'orecchio provocano un momento di stizza e seguente pugno. Miracolosa apertura di un varco nella scatola di plastica, già provata dalle britanniche piogge degli ultimi 20 anni, altri pugni, altri pezzi che si staccano. Ricerca frenetica della pinza trinciacavi, abbandonata da qualche parte, e trancio finale del cavo di collegamento alla batteria. Silenzio. Applausi. Complimenti, misuratamente educati, del vicino uscito per vedere cosa stava succedendo, e del consorte che, abbandonata la scala e la povera tapina ancora in cima alla stessa, conversa amabilmente con lui, spiegandogli che restano da fare solo due o tre cosette e che per mercoledì il trasloco sarà completato.

Il vicino sorride e si complimenta.  L'u.f.p.s.s. fa mente locale provando a ricordare in quali giorni ci sono i collegamenti aerei Manchester-Venice, sola andata.

A presto!!

2 commenti:

  1. Quella che hai appena descritto è una serata tipica in cui aver avuto un vicino come Frank ti avrebbe rassicurato e risolto molto....
    Ora ho capito tutto.... (riferimento alla tua mail).... Mi sono proprio divertita a leggere la tua cronaca di una serata molto english.... Ma immagino il tuo stato d'animo... Forza che mancano ancora due o tre cosette e per mercoledì sarete nella nuova casa.. oppure no??? Teneteci informati...
    Un abbraccio a tutti!!!

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    Risposte
    1. direi oppure no, tanto per essere quella che resta con i piedi per terra (a parte quando mi inerpico a disattivare sirene d'allarme su per traballanti scale). Grazie per la solidarietà morale!!! Forse potremmo provare a fare un trasferimento telepatico di competenze da Frank a Tim...

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